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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

L'insulto di Ziad Doueiri

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Su l'Insulto, premetto che ogni nuovo film che voglia mettere voce sul conflitto mediorientale sperando di sollevarsi dal già detto è da apprezzare per l'audacia. Ma la cosa che mi ha colpito immediatamente è stato il linguaggio cinematografico. Che era il mio. Voglio dire, occidentale, americano... insomma la grammatica visiva che ci ha cresciuto a noi pasciuti al di qua della cortina di ferro e al di quà del Mediterraneo. C'è pure la sosia d i Sandra Bullock. Ho pensato ad una conseguenza del terrorismo, dell'Isis...  Quando poi la vicenda si infittisce ed il film prende le forme del "legal drama" lo spaesamento è ancora più forte. Il legal drama per me sta agli US come il tacchino del giorno del Ringraziamento e il Superbowl, un po' come la pizza, il mandolino e il melodramma stanno all'Italia.  Quindi, mi chiedevo, cosa sto guardando?  La storia, in breve, narra del litigio banale tra un palestinese immigrato ed un libanese conservatore.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh (2017)

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Mi è piaciuto. Per tante ragioni. Bravura degli attori. L’epica. La Musica. Tra quelle più nuove posso dire l’imprevedibilità : i cambi di tono tra i vari registri (ironico, grottesco, drammatico, violento) sono repentini e spiazzanti. Le fondamenta del film appoggiano, con scarsa stabilità, sulla polarità tra il bene e il male ma è presto chiaro che i nostri pregiudizi non ci avvicineranno alla soluzione. Il Male, quello opaco senza declinazioni, quello che stupra e brucia non lo vediamo se non sui tre manifesti. Perché forse solo li esiste, così monolitico. Anche il bene lo vediamo contaminato. Non è mai come dovrebbe essere. Però c’è. Ecco, credo di essermi portata a casa soprattutto questo. In fondo. La volontà un po’ secca di toglierci la sedia da sotto il sedere. Che non è mai piacevole di primo impatto, ma poi a me rende grata, se riconosco che è fatto con onestà.