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Visualizzazione dei post con l'etichetta Teatro

Il cielo non è un fondale. Daria Deflorian/ Antonio Tagliarini

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In scena oltre a Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, ci sono Francesco Alberici e Monica Demuru, che con la sua splendida voce canta alcuni pezzi di Mina, facendo davvero venire i brividi. Bravissimi, tutti. Al solito, non mi ero preparata, ma ero solo felice di rivedere Daria Deflorian, certa che non sarei stata delusa. Amo sedermi a teatro al mio posto e farmi rapire. Quando entriamo loro sono già in scena, Daria appoggiata al calorifero. Ci anticipano che ci chiederanno di chiudere gli occhi. Per i cambi di scena. Buffo, sono anche io una quinta, un fondale? Immediatamente mi sento parte del loro fare teatro. Della loro specialissima semplicità che tradisce una bravura e una preparazione incredibile. Penso a Daria, che trovo brava assoluta, che si racconta al supermercato o ai giardinetti. Mi riconosco. Penso ‘anche io’  e sento che lo pensiamo tutti. Rivedo la scena in cui Antonio si toglie i pantaloni, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un gesto totalmente ricodifica

RICHARD III - William Shakespeare - regia di Thomas Ostermeier.

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William Shakespeare - Richard III - Thomas Ostermeier. Vorrei poter trattenere tutto, non perdere un attimo della scenografia, degli attori, delle trovate sceniche, delle luci, della batteria in scena... dela potenza, della modernità del testo, della radice espressionista, della risata che non riescono a farti fare.....(che ti ridi?) Ed è un continuo riaffiorare di immagini, gesti, frasi, intere scene. Troppo bravi.

FEDRA, adattamento e regia Andrea De Rosa

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Fedra  dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall'Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca) - adattamento e regia Andrea De Rosa con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci La follia è il dono degli dei agli uomini. E potentissimo è l'amore, il furore d'amore. Una vecchia, improbabile e superlativa Afrodite, in velluto rosso, che fuma, beve e segna il tempo del suo capriccio, punteggia la tragedia di Fedra, Ippolito e Teseo, con i suoi gesti lentissimi. Ipnotica. Fino a chiudere l'ultima scena con un'uscita da funambolo. Lei non esiste. Afrodite non esiste. II dio è dentro di noi. Nulla di non umano. Testo da brividi e tutti loro mi han tolto il fiato.

ERODIAS - di Giovanni Testori, con Federica Fracassi

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Giovanni Testori per me è una scoperta recente. L'ho sempre snobbato per distrazione. Quella non casuale. Poi è successo che mi sono trovata davanti alle sue donne urlanti e oscene che mi hanno colpito allo stomaco come un pugno. La sua lingua così familiare e lontana mi affascina come una giostra piena di suoni mai uditi e meraviglie. Il suo tormento mi interroga. Se a questo si aggiunge la bravura di Federica Fracassi, capace di restare umanamente cristallina e quotidiana in un artificio verbale quasi vertiginoso, ecco uno spettacolo davvero da non lasciarsi sfuggire.

Vocazione di Danio Manfredini

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Poi, quando riuscirò a metabolizzare l'onda emotiva che ho sentito alzarsi in quel teatro e il graffio che lascia la verità della sua presenza scenica, quando si scioglierà quel nodo in gola, scriverò dello spettacolo Vocazione di Danio Manfredini. Per ora solo gratitudine...

Antonio Rezza e Flavia Mastrella - Fotofinish e Fratto X

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Forse davvero la genialità sta nel fatto che vedere un suo spettacolo significa impazzire a poco a poco, come fa il protagonista di Fotofinish. Perché i primi dieci minuti ti chiedi dove sei e cosa ci stai facendo li e poi cominci a ridere e non smetti più e non sai neanche perché. E la meraviglia è che "impazzisci, si. Ma mai del tutto". E comunque, per chi volesse, ... fino ad aprile siamo emotivamente coperti.

Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni

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Questo spettacolo mi ha "svegliato" da un torpore. Mi sono rimaste in testa, per giorni, certe immagini, come il pensiero a raggio corto, l'importanza di dire "no", il balbettamento che ciascuno di noi sperimenta quando cerca di esprimere qualcosa che abbia un peso diverso dal vociare quotidiano, di intrufolarsi in una via illuminata della parola per parlare - veramente - di dignità. Loro sul palco dicono che non ce l'hanno fatta a trovare delle azioni, che si sono fatti imprigionare - ancora - dalla parola e non sanno uscirne. Però alla fine le loro parole sono adamantine, trasparenti ed insieme macigni, che ti porti appresso all'uscita. Perchè quel peso ce l'abbiamo addosso, da non so quanto. L'azzeramento di una dimensione sociale e politica - come quella che viviamo sia noi che ci ricordiamo ancora qualcosa di diverso, sia quelli arrivati dopo di noi che non conoscono altro - è dolorosa. Un dolore a cui siamo assuefatti, a cui ci sia

Riflessioni post seminario con Danio Manfredini - 29-30 giugno 2013

Tutti abbiamo bisogno di evadere, di fuggire momentaneamente dalla realtà. Nessuno può essere sempre presente a sé stesso, forse solo gli eremiti ci riescono e anche per loro il dubbio resta. Anche l'esistenza più bella e ricca e positiva (esiste?) ha in sé qualcosa di insopportabile. Viviamo all'interno di sistemi di relazioni e per quanto la coltivazione del nostro orto sia buona, comunque la vita entra e scombussola tutto, comunque la vita può portare la tragedia in ogni momento così come è sempre pronta a rinascere anche dove sembrerebbe impossibile. E tutto questo è semplicemente insostenibile per la fragilità dell'essere umano. Ciascuno vivendo compila la lista delle proprie piccole private vie d'uscita, senza cercare assoluzioni.

Macbeth - William Shakespeare - Andrea De Rosa

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Decisamente pulp. Tragico, sguaiato e disturbante. La prima parte a luci accese in sala, per coinvolgere il pubblico nel "baccanale introduttivo", mi ha creato il disagio reale di simili situazioni. Poi, finalmente restituita al buio, ho tremato davanti alla rappresentazione feroce della società in cui vivo. "So foul and fair a day I have not seen"...

Hamletas di Eimuntas Nekrosius

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Poi vedo Hamletas di Nekrosius e di dubbi su cosa sia o non sia arte, non ne ho neanche uno.  E come me non ne hanno le persone che riempivano il teatro, emozionate e in piedi negli applausi finali. Eallora mi dico che stiamo qui a farci un sacco di seghe mentali, perché in realtà l'anima è semplice. E quando è toccata, risponde...

“La merda”, monologo di Cristian Ceresoli interpretato da Silvia Gallerano (31 marzo 2012)

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Lei ci accoglie, nuda su uno sgabello, e alla fine lascia che siamo noi ad andarcene. L'inno mugugnato. Una voce che ne contiene almeno altre dieci. lo scandalo della nudità è mille volte superato da testo feroce, "pasoliniano", indigesto. Lei è Silvia Gallerano. Per me una rivelazione!

Italianesi - di e con Saverio La Ruina (5 febbraio 2012)

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«Non c’è cosa più bella che essere italiani, siamo tutti pittori, musicisti, cantanti...» Il monologo Italianesi, crasi tra le parole italiani e albanesi, racconta una storia vera: quella di circa un migliaio di figli di italiani internati in Albania, loro terra natale, rei di essere nemici del regime salito al potere dopo la fine della seconda guerra mondiale. Persone che vissero segregate con il mito dell’Italia. Albanesi ma figli di italiani che, quando finalmente dopo 40 anni rientrarono in patria, furono bollati come stranieri e discriminati. dolorosa condizione degli italiani internati nei campi di prigionia albanesi. "La storia è commovente, dolente, bella perchè il protagonista è un piccolo grande uomo, eroico nella sua semplicità e verità e perchè semplice e vero è anche lo spettacolo come è nello stile di Scena Verticale: musiche originali di Roberto Cherillo, disegno luci di Dario De Luca e Saverio La Ruina solo in scena che dà ritmo e respiro al suo racconto con es