Post

Un anno fa... il cammino materano, da Bari a Matera

Immagine
Un anno fa, oggi 6 agosto, arrivavo a Matera con la mia amica Marta, dopo 140 km a piedi. Eravamo partite da Bari una settimana prima. E a Matera scrivevo questo... 'Uno degli elementi più forti del cammino è la  vulnerabilità .  Ho capito, camminando, che questo aspetto non nominato esplicitamente era ciò che profondamente  provocava le reazioni e le opposizioni più intense al nostro progetto di cammino.  Ciò che io di sicuro ma forse noi non abbiamo visto subito era immediatamente evidente alle persone che ci vogliono bene come ai conoscenti. Domande a cascata sul gruppo, sul tragitto, sui riferimenti. Ecco gli elementi inquietanti del cammino per chi lo vede affrontare da altri sono due:  la solitudine e la vulnerabilità .  Camminando sei esposto. Ai pericoli, ai cani randagi, ai malintenzionati. E sei solo, perché non incontri nessuno e la fatica a volte ti toglie la parola. Sei in balia della generosità e dell’intenzionalità altrui. Dipendi da ciò che accade perché sei in stra

John Edward Williams | Stoner

Immagine
A volte capita un'attrazione inspiegabile che devo rinviare, perché non è tempo o non è cosa. Anche in questo lockdown ho dovuto fare un giro largo prima di arrivare a questo libro.  Sentivo gli echi dei commenti entusi astici di chi l'aveva letto ma io... a due riprese  mi ero letta le prime pagine ed ecco... boh...l'avevo lasciato li. Un po' quel che dice Peter Cameron nella post fazione "La maggior parte degli scrittori, buttato giù il primo paragrafo del romanzo, avrebbero rinunciato. A che scopo continuare?" Poi è arrivato  il momento, un grande respiro  e via... senza riuscire più a staccarmi...  Chi è Stoner? Dice il suo autore, John Williams «Penso che sia un vero eroe. Molte persone che hanno letto il romanzo pensano che Stoner abbia avuto una vita terribilmente triste e miserabile. Io penso che abbia avuto un’ottima vita. Di certo, ha avuto una vita migliore della maggior parte della gente. Ha fatto quello che voleva, si appassionava a quello che fac

Cavalli

Immagine
Un viaggio non "a cavallo", ma in affiancamento. Un essere che accompagna l'uomo dalla notte dei tempi, visto qui nelle sue suggestioni culturali e artistiche, con l'intenzione di metterne in rilievo l'aspetto simbolico. Questo video nasce dalla mia tesi del Master in Culture simboliche, edizione 2016-2018 - Università degli Studi Milano Bicocca. Un corso di alta formazione che mette in contatto la grande cultura d’Occidente e Oriente dallo sciamanesimo alle religioni monoteiste, dall'alchimia ai miti greci alla mistica nipponica e alla tradizione tantrica con gli scenari della cultura contemporanea e con i loro snodi filosofici e antropologici. Un corso che ha l’ambizione di preparare chi oggi opera nel campo dell’iniziativa culturale, educativa e della cura, a intervenirvi in modo originale e consapevole, a riconoscere l’origine e le forme delle grandi tradizioni di pensiero e dell’immaginazione che pervadono e influenzano i suoi linguaggi e i suoi ges

Joker diretto da Todd Phillip (2019)

Immagine
Mentre guardavo, sullo schermo, la costruzione nera, capovolta di un clown (la risata che gli piaga il corpo e lo soffoca, la corsa scoordinata ma caratteristica, con le braccia che roteano e la testa all'indietro, il tic delle gambe che tremano, che spinge le mani a fermarle) ho pensato che fossimo chiamati a scivolare con il protagonista in una tragica discesa agli inferi. L’inarrestabile spegnersi di ogni luce. Eccetto quelle del delirio allucinatorio. I l susseguirsi dei colpi che la vita riserva ad Arthur, anziché offuscarla o blandirla, acuiscono l’acido della scortesia spicciola, comune, dell’indifferenza quotidiana, dell’assenza di empatia. Arthur si arrabbia davvero e urla la sua impotenza davanti alla mancanza di gentilezza, per il fatto di non essere visto, né ascoltato. Lui che immagina carezze e presenze, e si lascia danzare, con questo corpo dove ogni gesto che non sia quello spezzato della marionetta, esprime il dolore di un ricongiungimento impossibile. La violenza

La Favorita di Yorgos Lanthimos (2018)

Immagine
La favorita è un film ricco, magnifico, sontuoso, immaginifico. La colonna sonora è una specie di laccio ipnotico che ti accompagna in una storia che è una storia del potere (quello maschile per eccellenza) rivisto attraverso tre donne protagoniste.  Gli uomini hanno ruoli di secondo piano e la loro dignità viene messa in ridicolo, oltre che dalle parrucche esagerate, da simpatici giochi di società che deformano le facce nello slow motion. Invece l’entrata in scena delle donne viene spesso anticipata o accompagnata dall’uso del grandangolo che rotondeggia su saloni regali, edifici istituzionali o un bosco che è quello delle fiabe. Ecco. Scelte tecniche abbastanza inedite, almeno per me, che in qualche modo, che non so dire, sento voler spingere verso un cambio di sguardo che supera le definizioni di genere maschile e femminile. Tutto ruota intorno ad una regina triste, malata e capricciosa, con i suoi 17 conigli che alludono a quale avrebbe dovuto esser il suo ruolo di regin

Ex Anima - Bartabas, Teatro equestre Zingaro

Immagine
“J’ai vu parfois dans le regard d’un cheval la beautè inhumaine d’un monde avant le passage des hommes”. Bartabas Forse in altra sede, prima o poi spiegherò come ci sono arrivata, ma questa storia comincia qui. Alle 17 di domenica 30 dicembre 2018, davanti all’ingresso del teatro equestre Zingaro di Bartabas, nella periferia di Parigi. Varcato il cancello, veniamo indirizzati verso l’Accueil/ Ristorante. Una porta di legno è la prima soglia di un mondo. L’edificio ha una struttura circolare con un tetto a capanna, dai tappeti su cui camminiamo, fino allo spazio sopra di noi, non c’è centimetro che non sia occupato da locandine, immagini, abiti di scena, pupazzi, oggetti scenografici degli spettacoli precedenti. Il cerchio su cui appoggia il tetto riproduce il cerchio dello spazio scenico: riconosco l’auto con gli sposi, la vasca con il maiale appeso pronto per essere squartato, il vecchio con l’orso, la carovana del circo… Cavalli e scheletri (di uomini, di cavalli, di uccelli)

Dogman di Matteo Garrone

Immagine
Il ringhio feroce e spaventato di un pitbull bianco, ancorato al muro da una grossa catena che gli cinge il collo. Intorno un uomo esile, con enormi occhi miti, saltella cercando di ammansirlo, di avvicinarlo, blandirlo con biscotti e parole di dolcezza. È la prima scena di Dogman, il film di Matteo Garrone, che anticipa il momento in cui Marcello (Marcello Fonte)  si vendica di tutte le angherie subite, uccidendo il suo persecutore, Simone (Edoardo Pesce). E’ un film duro, Dogman, senza concessioni. Va dritto per la sua strada e non ti ammicca. Ma manco un po’. Si, Marcello è un uomo quieto, fisicamente minuto. Ha questa voce da paperino, divide la cena con il suo cane e adora la sua bambina con cui fa affettuose immersioni a guardare il nulla sommerso, lo stesso nulla, popolato da relitti, che c’è nel paesaggio fuori, con poche altalene e un drago grigio che fissa ebete davanti a sé, locomotiva di un trenino abbandonato sul binario a ellisse. L’unica bellezza di quelle immersi