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Vocazione di Danio Manfredini

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Poi, quando riuscirò a metabolizzare l'onda emotiva che ho sentito alzarsi in quel teatro e il graffio che lascia la verità della sua presenza scenica, quando si scioglierà quel nodo in gola, scriverò dello spettacolo Vocazione di Danio Manfredini. Per ora solo gratitudine...

Antonio Rezza e Flavia Mastrella - Fotofinish e Fratto X

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Forse davvero la genialità sta nel fatto che vedere un suo spettacolo significa impazzire a poco a poco, come fa il protagonista di Fotofinish. Perché i primi dieci minuti ti chiedi dove sei e cosa ci stai facendo li e poi cominci a ridere e non smetti più e non sai neanche perché. E la meraviglia è che "impazzisci, si. Ma mai del tutto". E comunque, per chi volesse, ... fino ad aprile siamo emotivamente coperti.

Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni

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Questo spettacolo mi ha "svegliato" da un torpore. Mi sono rimaste in testa, per giorni, certe immagini, come il pensiero a raggio corto, l'importanza di dire "no", il balbettamento che ciascuno di noi sperimenta quando cerca di esprimere qualcosa che abbia un peso diverso dal vociare quotidiano, di intrufolarsi in una via illuminata della parola per parlare - veramente - di dignità. Loro sul palco dicono che non ce l'hanno fatta a trovare delle azioni, che si sono fatti imprigionare - ancora - dalla parola e non sanno uscirne. Però alla fine le loro parole sono adamantine, trasparenti ed insieme macigni, che ti porti appresso all'uscita. Perchè quel peso ce l'abbiamo addosso, da non so quanto. L'azzeramento di una dimensione sociale e politica - come quella che viviamo sia noi che ci ricordiamo ancora qualcosa di diverso, sia quelli arrivati dopo di noi che non conoscono altro - è dolorosa. Un dolore a cui siamo assuefatti, a cui ci sia

Riflessioni post seminario con Danio Manfredini - 29-30 giugno 2013

Tutti abbiamo bisogno di evadere, di fuggire momentaneamente dalla realtà. Nessuno può essere sempre presente a sé stesso, forse solo gli eremiti ci riescono e anche per loro il dubbio resta. Anche l'esistenza più bella e ricca e positiva (esiste?) ha in sé qualcosa di insopportabile. Viviamo all'interno di sistemi di relazioni e per quanto la coltivazione del nostro orto sia buona, comunque la vita entra e scombussola tutto, comunque la vita può portare la tragedia in ogni momento così come è sempre pronta a rinascere anche dove sembrerebbe impossibile. E tutto questo è semplicemente insostenibile per la fragilità dell'essere umano. Ciascuno vivendo compila la lista delle proprie piccole private vie d'uscita, senza cercare assoluzioni.

Macbeth - William Shakespeare - Andrea De Rosa

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Decisamente pulp. Tragico, sguaiato e disturbante. La prima parte a luci accese in sala, per coinvolgere il pubblico nel "baccanale introduttivo", mi ha creato il disagio reale di simili situazioni. Poi, finalmente restituita al buio, ho tremato davanti alla rappresentazione feroce della società in cui vivo. "So foul and fair a day I have not seen"...

Hamletas di Eimuntas Nekrosius

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Poi vedo Hamletas di Nekrosius e di dubbi su cosa sia o non sia arte, non ne ho neanche uno.  E come me non ne hanno le persone che riempivano il teatro, emozionate e in piedi negli applausi finali. Eallora mi dico che stiamo qui a farci un sacco di seghe mentali, perché in realtà l'anima è semplice. E quando è toccata, risponde...

“La merda”, monologo di Cristian Ceresoli interpretato da Silvia Gallerano (31 marzo 2012)

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Lei ci accoglie, nuda su uno sgabello, e alla fine lascia che siamo noi ad andarcene. L'inno mugugnato. Una voce che ne contiene almeno altre dieci. lo scandalo della nudità è mille volte superato da testo feroce, "pasoliniano", indigesto. Lei è Silvia Gallerano. Per me una rivelazione!