Post

Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni

Immagine
Questo spettacolo mi ha "svegliato" da un torpore. Mi sono rimaste in testa, per giorni, certe immagini, come il pensiero a raggio corto, l'importanza di dire "no", il balbettamento che ciascuno di noi sperimenta quando cerca di esprimere qualcosa che abbia un peso diverso dal vociare quotidiano, di intrufolarsi in una via illuminata della parola per parlare - veramente - di dignità. Loro sul palco dicono che non ce l'hanno fatta a trovare delle azioni, che si sono fatti imprigionare - ancora - dalla parola e non sanno uscirne. Però alla fine le loro parole sono adamantine, trasparenti ed insieme macigni, che ti porti appresso all'uscita. Perchè quel peso ce l'abbiamo addosso, da non so quanto. L'azzeramento di una dimensione sociale e politica - come quella che viviamo sia noi che ci ricordiamo ancora qualcosa di diverso, sia quelli arrivati dopo di noi che non conoscono altro - è dolorosa. Un dolore a cui siamo assuefatti, a cui ci sia

Riflessioni post seminario con Danio Manfredini - 29-30 giugno 2013

Tutti abbiamo bisogno di evadere, di fuggire momentaneamente dalla realtà. Nessuno può essere sempre presente a sé stesso, forse solo gli eremiti ci riescono e anche per loro il dubbio resta. Anche l'esistenza più bella e ricca e positiva (esiste?) ha in sé qualcosa di insopportabile. Viviamo all'interno di sistemi di relazioni e per quanto la coltivazione del nostro orto sia buona, comunque la vita entra e scombussola tutto, comunque la vita può portare la tragedia in ogni momento così come è sempre pronta a rinascere anche dove sembrerebbe impossibile. E tutto questo è semplicemente insostenibile per la fragilità dell'essere umano. Ciascuno vivendo compila la lista delle proprie piccole private vie d'uscita, senza cercare assoluzioni.

Macbeth - William Shakespeare - Andrea De Rosa

Immagine
Decisamente pulp. Tragico, sguaiato e disturbante. La prima parte a luci accese in sala, per coinvolgere il pubblico nel "baccanale introduttivo", mi ha creato il disagio reale di simili situazioni. Poi, finalmente restituita al buio, ho tremato davanti alla rappresentazione feroce della società in cui vivo. "So foul and fair a day I have not seen"...

Hamletas di Eimuntas Nekrosius

Immagine
Poi vedo Hamletas di Nekrosius e di dubbi su cosa sia o non sia arte, non ne ho neanche uno.  E come me non ne hanno le persone che riempivano il teatro, emozionate e in piedi negli applausi finali. Eallora mi dico che stiamo qui a farci un sacco di seghe mentali, perché in realtà l'anima è semplice. E quando è toccata, risponde...

“La merda”, monologo di Cristian Ceresoli interpretato da Silvia Gallerano (31 marzo 2012)

Immagine
Lei ci accoglie, nuda su uno sgabello, e alla fine lascia che siamo noi ad andarcene. L'inno mugugnato. Una voce che ne contiene almeno altre dieci. lo scandalo della nudità è mille volte superato da testo feroce, "pasoliniano", indigesto. Lei è Silvia Gallerano. Per me una rivelazione!

Dead Man - un film di Jim Jarmusch

Immagine
Che film meraviglioso!!! Certe immagini ti restano dentro e crescono con te, quanto un femore che si allunga o il torace che si allarga. sono ossa, tanto quanto... ti dimentichi di averle, fino a quando quell'immagine non ti ricapita davanti. Allora capisci che tu sei fatto di tante cose, ereditate, genetiche, familiari... ma quell 'osso lì... caspita proprio quell'osso li, tu - consapevole o no - te lo sei andato a cercare!!!

Italianesi - di e con Saverio La Ruina (5 febbraio 2012)

Immagine
«Non c’è cosa più bella che essere italiani, siamo tutti pittori, musicisti, cantanti...» Il monologo Italianesi, crasi tra le parole italiani e albanesi, racconta una storia vera: quella di circa un migliaio di figli di italiani internati in Albania, loro terra natale, rei di essere nemici del regime salito al potere dopo la fine della seconda guerra mondiale. Persone che vissero segregate con il mito dell’Italia. Albanesi ma figli di italiani che, quando finalmente dopo 40 anni rientrarono in patria, furono bollati come stranieri e discriminati. dolorosa condizione degli italiani internati nei campi di prigionia albanesi. "La storia è commovente, dolente, bella perchè il protagonista è un piccolo grande uomo, eroico nella sua semplicità e verità e perchè semplice e vero è anche lo spettacolo come è nello stile di Scena Verticale: musiche originali di Roberto Cherillo, disegno luci di Dario De Luca e Saverio La Ruina solo in scena che dà ritmo e respiro al suo racconto con es