Il cielo non è un fondale. Daria Deflorian/ Antonio Tagliarini

In scena oltre a Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, ci sono Francesco Alberici e Monica Demuru, che con la sua splendida voce canta alcuni pezzi di Mina, facendo davvero venire i brividi. Bravissimi, tutti.
Al solito, non mi ero preparata, ma ero solo felice di rivedere Daria Deflorian, certa che non sarei stata delusa. Amo sedermi a teatro al mio posto e farmi rapire. Quando entriamo loro sono già in scena, Daria appoggiata al calorifero. Ci anticipano che ci chiederanno di chiudere gli occhi. Per i cambi di scena. Buffo, sono anche io una quinta, un fondale? Immediatamente mi sento parte del loro fare teatro. Della loro specialissima semplicità che tradisce una bravura e una preparazione incredibile. Penso a Daria, che trovo brava assoluta, che si racconta al supermercato o ai giardinetti. Mi riconosco. Penso ‘anche io’  e sento che lo pensiamo tutti. Rivedo la scena in cui Antonio si toglie i pantaloni, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un gesto totalmente ricodificato. Ecco. Questo mi ha colpito soprattutto. I gesti quotidiani che si ricontestualizzano completamente, perdendo un senso ovvio e acquistandone altri inediti. Lei sdraiata sul termosifone. Lui con i pantaloni abbassati. Monica Demuru alla cassa.

Amo il loro teatro essenzialissimo, autentico ma non spontaneo (seppur lo sembri). Anche poter dar voce a certi pensieri non belli (sul finire per strada, sugli ambulanti venditori di rose) li ricontestualizza, ce li fa vedere. Senza giudizio. È come se ti dicessero, lo vedi? Lo vedi che sei anche questa cosa qui? Che siamo anche questa cosa qui? Lo vedi che siamo contraddittori, sospesi, aerei, sognatori, imprevedibili, coraggiosi, trasparenti, anche un po’ autistici, quando non ci guarda nessuno, spaventati, tanto veri? Al di là di tutte le parole e gli "io" che usiamo per raccontarci... non siamo anche noi un po’ come le nuvole che passano nel cielo?

Qualche anno fa, feci un seminario a Roma con Daria e mi è tornata in mente una frase che ci disse. Ci invitò a guardare i pensieri che affollavano la nostra testa come se guardassimo delle nuvole, in una giornata di vento. Seguendole un po’ con lo sguardo. Lasciandole andare.
Allora, come oggi, la lascio pensando che non siamo solo le parole che diciamo, i pensieri che si rincorrono veloci... in questa umanità che ci accomuna, siamo anche vento, l'azzurro e la profondità del cielo.


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